I RELIGIOSI NELLA REPUBBLICA
SOCIALE ITALIANA
FRA' GINEPRO SARA' BEATIFICATO? Sacerdoti
Martiri.
Vasco Nannini
Venerare Don Angelo Scarpellini, decano dei cappellani
militari della RSI; riabilitare Don Calcagno direttore nel 1943/45 di «Crociata
Italica» (scomunicato «a divinis»), novello Savonarola
scomodo alla gerarchia «filopartigiana» di allora, accusato
di voler creare una chiesa nazionale; beatificare Fra' Ginepro, apostolo
di Dio e della Patria sui campi di battaglia, dietro i reticolati della
prigionia, in galera volontario fra i condannati a morte, frate esemplare
in convento e sul letto d'infermità; onorare la schiera di quei
preti che per vocazione e dovere morale seguirono Mussolini nella Repubblica
Sociale, trucidati o perseguitati dopo la «liberazione», èun
dovere religioso e morale che le competenti gerarchie ecclesiastiche non
possono seguitare a ignorare.
Per esaltare questi soldati di Dio e della Patria
- come soleva definirli Mons. Della Vedova occorrerebbero volumi e volumi;
sarebbe inoltre un compito difficile poiché questi fari di amore,
di fede e di pietà verso i perseguitati hanno sempre preferito tacere
le persecuzioni subite, anche da parte delle stesse gerarchie. L'unica
ribellione ai superiori da parte di «questo povera frate mezzo scomunicato»
(come amava definirsi Fra' Ginepro, obbligato dopo la fine della guerra
a cambiar nome in «Padre Pio»), ritengo sia stata quella di
non nascondere affatto la sua militanza nella RSI in quanto «non
aveva niente di cui vergognarsi». Ed aveva cento ragioni per poterlo
affermare!
«Quando il nostro popolo era in galera, Dio
mi mandò in galera»: è una frase della sua preghiera,
alla quale restò sempre coerente.
Quando i partigiani vennero a cercarlo in convento,
non solo non volle nascondersi, ma fu lieto di seguirli. Il suo posto era
in prigione, carcerato fra i carcerati, nella cella dei fascisti condannati
a morte, per dar loro l'ultimo conforto di Dio e della Patria e prepararli,
con l'estrema unzione, ad entrare nel regno di Dio, nel cielo dei Martiri.
Mai una parola di risentimento, da parte di questi
uomini di fede, verso i persecutori, tanto meno da parte di Fra' Ginepro,
verso il suo fratello in fede, Don Berto, «il cappellano militare
dei partigiani» - come egli scrive - «in divisa nuova, con
il fazzoletto rosso al collo, venuto a prelevarmi per portarmi in galera».
Quando alle nostre cerimonie partecipa uno dei nostri
preti-martiri (per «martirio» la Chiesa intende «testimonianza
di fede») queste si elevano a manifestazioni religiose di gioia,
di unione con Dio e con i Caduti.
Non posso non commuovermi e non rimanere affascinato
dalla fede e dalla personalità di questi ministri di Dio. Mi riferisco
a Don Angelo Scarpellini, quando celebrò piangendo la prima messa
sulla cassa da sapone restituitaci dal governo democratico, contenente
i miseri resti del Duce; a Mons. Della Vedova, che si onorava di essere
stato con i nostri soldati in Spagna contro i miliziani rossi, responsabili
della strage di centinaia di religiosi, recentemente beatificati dal Pontefice;
a Don Adamo Accosa, cappellano della «Monterosa», (esiliato
a Cella di Varzi, sperduta località della Vai Staffora, ove ha costruito,
di sua iniziativa, il «Tempio della Fraternità», il
maggior luogo di convegno di tutti i combattenti dell'ultima guerra); a
Padre Liberato Rosson, sacerdote tradizionalista che celebra la Messa in
latino, testimone delle foibe titine; a Don Santucci, il frate del Campo
10 a Milano; a Padre Clementino, testimone diretto della santità
di Fra' Ginepro; a Don Tadini, custode della chiesa-sacrario della «Monterosa»
a Palleroso in Garfagnana; a Don Natali di Livorno, prigioniero non cooperatore,
fratello e camerata dei combattenti della RSI di Livorno e Pisa...
Nell'ultima commemorazione di Fra' Ginepro tenutasi
a Loano, è stata avanzata la richiesta per la sua beatificazione.
La proposta non deve cadere nel vuoto: Fra' Ginepro è il simbolo
di tutti i religiosi della Repubblica Sociale e di tutti coloro che hanno
seguito Mussolini nell'ultima trincea.
Chiunque desideri inviare testimonianze, può
indirizzarle a Fra' Clementino, Convento di Loano (SV).
NUOVO FRONTE N. 129 Gennaio 1993 (Indirizzo e telefono:
vedi PERIODICI)